Considerazioni sul Convegno del 15 Febbraio 2017 presso la Cittadella Regionale: il ruolo del monitoraggio nel contrasto del Rischio Idrogeologico
a cura di Francesco De Filippis

Durante l’intervento del Governatore On. G.M. Oliverio emerge in maniera chiara e assoluta la necessità di un’opera continua e instancabile di cui i nostri territori hanno sete, che si chiama: MANUTENZIONE ORDINARIA!

Il Presidente Oliverio paventa a voce alta la difficoltà di spendere le ingenti somme a disposizione dell’Ente a fronte di una burocrazia soffocante.

Il nuovo codice degli appalti, D.Lgs. 50/2016, non risponde alle esigenze di interventi celeri di cui il territorio ha bisogno.

E meno male che è una legge di recentissima vigenza!

I discorsi e i concetti ci sono veramente tutti!

Manca però nell’articolato discorso del Presidente Oliverio un piccolo particolare che sfugge alla discussione, ma che è di fondamentale importanza per mettere a frutto la spesa che si programma a vantaggio dei nostri amati e potenzialmente ameni Fiumi.

La MANUTENZIONE ORDINARIA è una condizione necessaria da applicare (a prescindere) ai corsi d’acqua in quanto essi rappresentano il sistema naturale di drenaggio del territorio, per cui non curarli significherebbe (ma si può dire: significa!) non capire che mancando il naturale drenaggio e scorrimento libero delle acque, il verificarsi di accadimenti nefasti è dietro l’angolo.

Ma questo però non basta!

Oggi come ieri la condizione diventa anche sufficiente nel momento in cui la riflessione cade sull’«USO DEL CORSO D’ACQUA» o ingenerale del comparto ambientale che si intende tutelare, preservare, conservare.

La MANUTENZIONE ORDINARIA con il solo fine di mantenere le funzioni naturali del corso d’acqua rischia di essere onerosa e comunque non sufficientemente in grado di attivare altre funzioni che il fiume potrebbe assumere. Soprattutto per gran parte dei nostri corsi d’acqua che hanno perduto nel tempo quella vocazione «funzione»  agricola-pastorale, diventa complicato preservarli a fronte di usi che sono assenti se non addirittura distorti.

Si pensi ad utilizzi del fiume per deposito/scarico di rifiuti di ogni genere, abbandono di carcasse di macchine rubate, sbancamenti feroci, prelievi di inerti incontrollati.

In un modello paradossale di “contratto di fiume” avremmo (per alcuni tratti fluviali) che i portatori di interessi cosiddetti “stakeolders”, quelli cioè che scrivono il contratto assumendo degli impegni per la tutela del fiume, altri non sarebbero se non i soggetti «delinquenti» o «incivili» che dir si voglia, con i loro usi distorti, per non dire altro!

E allora la MANUTENZIONE ORDINARIA va bene, ma attenzione però che ci sia prima ancora, o in affiancamento, un progetto di «UTILIZZO» anche moderno, a scala di bacino, dei nostri corsi d’acqua: mobilità fluviale, mini produzioni di energia sostenibile, agro-alimentare, sportivo, ludico, didattico, turistico-culturale. Mancando «l’uso», la MANUTENZIONE può diventare insostenibile, perché senza funzioni – oltre quella fisiologica – un corso d’acqua non è una risorsa tale da poter stimolare e spingere verso una sollecita attività MANUTENTIVA.

 
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